IGOR MON AMOUR, ovvero il pesciolino olimpico

Sono cascata a piedi pari nell’opera di Stravinskij durante un allestimento de “Histoire du Soldat” ad opera del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino. All’epoca studiavo Regia Musicale ed Arte Scenica   e mi sono ritrovata a co-dirigere la suddetta opera. Bello quanto surreale.

 

Vi racconto questo perchè ho ripescato nella mia libreria un volumetto di cui non ricordavo l’esistenza ne tanto meno l’acquisto. Sicuramente l’ho comprato con la seria e convinta volonta’ di approfondire la  visione musicale di questo grande maestro. Mi ero cosi’ innamorata della sua musica, per me sconvolgente, che avevo persino acquistato due pesci, uno per me e uno per la mia coinquilina, cantante lirica, ribattezzati come “i pesciolini olimpici” – era il 2006: uno l’abbiamo chiamato Sergej (che sta per Sergej Sergeevic Prokofiev) e l’altro Igor (Stravinskij, appunto). Il mio era Igor. Da qui si puo’ intuire il grado di “esaurimento mentale” dell’epoca.
Nel periodo in cui ho studiato a Torino ero solita farmi una gitarella settimanale alla libreria “La Bussola”, in via Po, sotto i portici di sinistra guardando la Gran Madre (cosìmemorizzavo luoghi e strade da “straniera”). Una libreria aperta fino a mezzanotte… da non credere per una riminese come me… quante possibilita’ offriva la nuova citta’!
Li’ trovi libri scontati di prezzo ma non di contenuto, trovi cose “vecchiette”, libri ingialliti, edizioni ormai scomparse – ma trovi anche ultime uscite, lo dico ad onor del vero.
Inoltre, l’ossessiva che era in me (… sottolineo era), ogni volta che “faceva suo” un libro, scriveva all’interno, con una penna stilografica rigorosamente ad inchiostro nero, il proprio nome, cognome e l’anno di acquisto.
La verità è che questo fantomatico libro non l’ho mai letto fino al ritrovamento inaspettato dell’altro giorno. Si tratta di:

 

Igor Stravinskij

 

Poetica della Musica

 

Edizioni Studio Tesi

 

(Chiara Raggi 2006)

 

 

Molto brevemente, si tratta di un testo che raccoglie un ciclo di sei conferenze che il compositore tenne tra il 1939 e il 1940 all’Universita’ di Harvard. Per dirla con parole mie, Poetica della musica e’ una preziosissima testimonianza che Stravinskij ci ha lasciato non appena sulla sua personale visione musicale ma sul rapporto tra uomo/compositore/musicista, atto creativo e vita.

 

Condivido due passaggi che mi hanno colpito molto  – perche’ li trovo estremamenti attuali (e questo mi fa molto pensare: 1939 vs 2016) – contenuti a pagina 38 all’interno del capitolo su “La Composizione Musicale“. Qui Stravinskij pone le seguenti domande: “Cos’e’ la composizione? Che cos’e’ il compositore? Come e in quale misura il compositore e’ un creatore?”

 

Ogni creazione presuppone all’origine una specie di appetito che anticipa il gusto della scoperta.
Questa pregustazione dell’atto creatore accompagna l’intuizione di un’entita’ sconosciuta gia’ posseduta ma non ancora intelligibile e che sara’ definita solo attraverso lo sforzo di una tenica vigilante. Questo appetito che si risveglia in me […] non ha assolutamente carattere fortuito come l’ispirazione, ma abituale e periodico, se non addirittura costante, come una necessita’ naturale.

 

E poi esprime un concetto a proposito della parola “artista”.
(Una parola che, a tratti, detesto.)

 

La parola “artista” che, nel senso piu’ comune, conferisce oggigiorno a colui che la porta un grande prestigio intellettuale, il privilegio di passare per puro spirito, questo termine altisonante incompatibile, secondo me, con la condizione di homo faber. E’ il momento di ricordarci che, nei nostri limiti, se e’ vero che siamo “intellettuali”, il nostro compito non e’ quello di pensare ma di operare.

 

“Oggigiorno” era il 1939. Oggigiorno, personalmente, ho bisogno di sentire cose come queste, ancor piu’ se dette da chi scritto una “fetta” fondamentale della storia della musica moderna.
Igor Mon Amour. Sempre.

 

Fedelmente

 

Clarissa Ray

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